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PREMIAZIONI TESI VINCITRICI PREMIO ADA MAGDA VERGINE E PREMIO FONDAZIONE HOSPICE TRENTINO ONLUS

Il 20 aprile 2023 è stato per Fondazione Hospice Trentino un giorno di festa. In quella data infatti sono stati conferiti i premi ai vincitori della seconda edizione del Premio Ada Magda Vergine per la miglior tesi di Medicina e Chirurgia e della prima edizione del Premio fondazione Hospice Trentino Onlus per la miglior tesi di Scienze infermieristiche su temi inerenti le cure palliative. È stata inoltre annunciata l’istituzione di un terzo premio, intitolato alla prima presidente di Fondazione Francesca Paris Kirchner, per il miglior elaborato presentato da Operatori sociosanitari. In questo modo si completa il senso di un’iniziativa che vuol essere ad un tempo di riconoscimento e di stimolo per le tre figure sanitarie che quotidianamente operano nelle strutture dedicate a questo importante settore di attività: i medici, gli infermieri e gli OSS.
La partecipazione ai bandi di quest’anno ha registrato un aumento del numero di tesi presentate e l’alto livello qualitativo dei lavori ha consentito di conferire, accanto al premio ai vincitori, anche una speciale menzione per altre due tesi.
Entrando nel merito, tra i medici ha vinto la dott.ssa Elisa Sambruna con una tesi su ”Cure palliative precoci e simultanee in oncoematologia” discussa presso l’Università degli Studi di Milano con i proff.i Francesco Onida e Camilla Lucherini ed è stata dichiarata una menzione speciale per la tesi del dott. Marco Del Monte su “La dispnea tra oggettività e soggettività. Studio osservazionale in un reparto di Medicina Interna” discussa presso l’Università degli Studi di Trieste con i proff.i Raffaella Antonione e Oscar Corli.
Tra gli infermieri ha vinto la dott.ssa Erica Tacci dell’Università degli Studi di Verona, sede di Bolzano con una tesi su “Impatto della dispnea sulla persona in fase avanzata di malattia e sul suo caregiver familiare a domicilio: analisi critica di un articolo scientifico” discussa con le dott.sse Ossanna Lia e Vanzo Anna, mentre una menzione speciale è stata data alla dott.ssa Giorgia Ciaghi dell’Università di Verona sede di Trento per la tesi su “Le percezioni dell’ossigenoterapia a scopo palliativo per il trattamento della dispnea terminale” discussa con le dott.sse Marika Bolza e Lorenza Fedrizzi.
Tutte le tesi presentate, quattro per i medici e quattro per le infermiere saranno ospitate in forma di abstract sulla Rivista Italiana di Cure Palliative, organo ufficiale della SICP.

Dispositivi di premiazione

PREMIO ADA MAGDA VERGINE 2^ EDIZIONE

DOTTORESSA ELISA SAMBRUNA – vincitrice

Ottima tesi, molto ben strutturata, che analizza gli aspetti centrali dell’ampio campo delle Cure Palliative. in particolare delle cure palliative simultanee nell’ambito onco-ematologico, ancora tutt’altro che consolidate nella realtà italiana. Il lavoro considera l’organizzazione complessiva dei percorsi dei pazienti tra i diversi servizi (domicilio, oncoematologia, hospice),  la promozione di cure palliative precoci e simultanee, anche attraverso il sostegno del volontariato per la sensibilizzazione sociale verso questo aspetto della cura. Questo contributo può servire ad aumentare la conoscenza dell’appropriatezza di un invio precoce e aumentare la consapevolezza della necessità di integrazione, anche in compresenza, tra specialisti ematologi e palliativisti.

DOTTOR MARCO DEL MONTE – menzione speciale

Il lavoro è centrato sul sintomo dispnea, tra i più presenti e importanti nel campo delle cure palliative. ne viene sottolineata la sua multidimensionalità, ponendo attenzione anche alle complesse componenti sociali, psicologiche emotive e affettive. Ottima l’impostazione metodologica e statistica della ricerca fatta. Il lavoro può dare buoni spunti per una valutazione globale nella pratica clinica in cure palliative e la valutazione del vissuto dei malati, anche con ampliamento delle possibilità di trattamento.

PREMIO FONDAZIONE HOSPICE TRENTINO ONLUS 

DOTTORESSA ERICA TACCI  – vincitrice

Ottimo lavoro di approfondimento della sofferenza generata da un sintomo frequente in cure palliative e dell’impatto psicologico su familiari e operatori. Sono considerate tutte le dimensioni della cura in modalità palliativa, compresa l’attenzione all’impatto ed al ruolo dell’équipe. Le implicazioni per la pratica sono presenti nella prospettiva multidimensionale e multidisciplinare. Un lavoro ben fatto che, partendo dall’analisi di un articolo di letteratura  e da interviste agli operatori del setting domiciliare, offre spunti di riflessione sull’importanza della valutazione di un sintomo e sulle strategie complessive di approccio.

DOTTORESSA GIORGIA CIACHI – menzione speciale

L’analisi della review mette in evidenza come il tema sia ancora controverso a causa degli aspetti non solo clinici, ma anche psicologici e assistenziali che l’uso dell’ossigeno comporta. Le implicazioni per la pratica sono presenti con grande attenzione per i desideri e le percezioni della qualità di vita della persona malata e dei suoi familiari. Interessante il confronto tra la realtà ospedaliera e quella dell’hospice sull’utilizzo dell’ossigenoterapia e nella gestione della dispnea.

 

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La valutazione della qualità del servizio di Casa Hospice Cima Verde

Nella pratica clinica quotidiana la valutazione della qualità del servizio prestato si è storicamente basata su vari parametri che nel tempo sono stati adottati. Ad esempio, in un ospedale per acuti gli elementi principali su cui basare il giudizio saranno il tasso di guarigione, i tempi di degenza, il numero di errori e quasi errori, gli aspetti di tipo alberghiero ecc…; in un ambiente di lungo degenza (ad esempio una RSA-APSP) avrà importanza il numero delle cadute accidentali, il tasso di infezioni legate all’assistenza (infezioni dei cateteri), il numero di pazienti con lesioni da pressione (“ulcere da decubito”). I parametri su cui misurare la qualità in questi ambienti sono variati nel corso degli ultimi cinquant’anni e sono principalmente basati su:

  • Valutazione degli elementi strutturali e organizzativi (funzionalità, sicurezza e comfort degli ambienti ove si svolge l’attività, dotazione di tecnologie sanitarie, dotazione di personale, competenze professionali, sistemi di controllo degli eventi avversi (incident reporting, sistemi di analisi degli errori);
  • Valutazione dei processi clinico-assistenziali: linee guida, protocolli e percorsi di diagnosi e cura;
  • Numerosità e qualità dei contenziosi tra l’organizzazione e gli utenti;
  • Segnalazioni da parte dei cittadini di disservizi, comportamenti non adeguati, errori …

Come si nota in tutti queste modalità di valutazione della qualità il ruolo dei pazienti e dei cittadini che hanno bisogno delle prestazioni del servizio è marginale e la qualità del servizio è valutata soprattutto con indicatori che sono sì molto forti ma che purtroppo non sempre sono idonei a dare un quadro realistico delle varie situazioni (guarigione verso peggioramento o morte, tempi di attesa, durata dei ricoveri, …).

Questo problema è ancora più evidente nello specifico ambito delle cure palliative dove il principale elemento di giudizio (la guarigione della malattia) è per definizione escluso trattandosi di persone che soffrono di patologie croniche non guaribili e che per di più sono giunte a un tale livello di progressione di malattia da rendere necessarie cure orientate all’alleviamento dei sintomi e non al prolungamento della sopravvivenza come primo obiettivo. Queste caratteristiche si accentuano ulteriormente se riferite alle attività di assistenza prestate nell’ambito degli hospice dove il paziente giunge nelle ultime settimane o giorni di vita. Infatti, se osserviamo la situazione italiana la media di degenza negli hospice varia tra i 15 e i 20 giorni (Cima Verde 17,8), con tassi di pazienti con degenza inferiore a una settimana che fluttuano tra il 30% e il 40% (Cima Verde 37,4%). Tuttavia, è proprio in questo momento delicato della vita delle persone che la qualità dei servizi a loro dedicati è maggiormente importante visto che si tratta di soggetti quasi sempre dipendenti anche nelle più semplici attività della vita quotidiana e spesso impreparati ad affrontare i disagi, anche psicoemotivi, di questo delicato periodo di vita. Inoltre, i pazienti sono spesso talmente prostrati dalla malattia da non essere più in grado di esprimere un qualsivoglia giudizio sui servizi prestati fosse anche una valutazione positiva, essi sono talmente dipendenti dall’assistenza da essere comunque fortemente condizionati nei giudizi. 

Proprio per tale motivo, risulta necessario dar voce a un loro eventuale feedback sia esso di soddisfazione o di disapprovazione. Nel corso degli ultimi decenni anche e soprattutto nel contesto delle cure palliative si è cercato di sviluppare criteri e strumenti di valutazione della qualità assistenziale percepita che si potessero applicare efficacemente alle varie situazioni in cui il paziente vive l’ultima fase della sua malattia (ospedale, cure domiciliari, hospice) e che fossero comprensibili e utilizzabili dai pazienti, dai loro parenti e caregiver e dagli operatori sanitari (fisioterapisti, infermieri, medici, OSS, psicologi, …). Questi strumenti di indagine hanno subito varie modifiche nel corso del tempo, sono stati sperimentati da vari gruppi di ricerca clinica e infine sono stati validati per varie realtà culturali e linguistiche.

Presso la struttura hospice “Cima Verde” si raccolgono le impressioni sulla qualità del servizio dai caregiver dei pazienti deceduti in struttura, questa valutazione viene richiesta a due mesi dall’evento luttuoso e consta nella compilazione di un questionario anonimo via web o cartaceo (a scelta del caregiver), i risultati del primo anno di valutazioni sono stati presentati in un convegno pubblico il 3 dicembre 2021. La valutazione del percorso di cura di questi pazienti viene fatta anche dagli operatori sanitari che, al decesso del paziente, compilano una scheda di “valutazione della qualità di morte”, in queste schede, compilate fin dall’apertura dell’hospice (2017), sono riportate spesso le parole dei pazienti stessi e le loro percezioni e sentimenti rispetto alla malattia e al servizio ottenuto, (si tratta comunque sempre di una valutazione filtrata dagli operatori) ed il vissuto del personale sanitario durante l’assistenza nel fine vita. La valutazione di un servizio alla persona non può ovviamente mancare del parere del soggetto cui l’assistenza viene prestata. Per questo motivo il comitato scientifico dell’hospice Cima Verde ha proposto un percorso di implementazione di strumenti atti a valutare la qualità del servizio che comprendesse tutti i momenti e i protagonisti delle attività svolte all’interno della struttura, la proposta è stata fatta propria dal consiglio di amministrazione e, al completamento della parte riguardante i caregiver si è passati alla scelta dello strumento idoneo alla valutazione da parte dei pazienti ospiti della struttura.

Come primo approccio al problema è stato introdotto un sistema di raccolta, sistematizzazione e catalogazione dei racconti dei pazienti a chi si prende cura di loro, senza distinzione fra le varie professionalità o categorie, questo tipo di valutazione basato sulla “medicina narrativa” è stato affidato alla psicologa che lavora in hospice e procede tuttora non senza difficoltà.

A questo metodo si è infine deciso, su convinto stimolo da parte degli stessi operatori, di affiancare uno strumento strutturato e validato in campo nazionale e internazionale. Lo strumento in questione è l’Integrated Palliative care Output Scale (IPOS). Questo metodo di valutazione coinvolge direttamente i pazienti durante il ricovero in hospice o l’assistenza a domicilio e valorizza l’apporto conoscitivo sia dei caregiver che degli operatori, è stato scelto dalla comunità scientifica italiana tanto che la Società Italiana di Cure Palliative (SICP) ne raccomanda l’adozione su tutto il territorio nazionale. Il gruppo italiano che ha tradotto e validato l’IPOS per l’Italia fa capo alla Fondazione “F.A.R.O” di Torino ed è presieduto dal dottor Simone Veronese che ha anche sviluppato un complesso progetto accreditato di formazione d’aula e sul campo, che coinvolge le diverse figure professionali dell’équipe. Fondazione Hospice Trentino ONLUS si è fatta promotrice della formazione in questo specifico settore e ha coinvolto gli hospice attualmente attivi in Regione (Hospice-APSS, Mori e Bolzano) con l’intento non secondario di creare e di rendere sempre più forte e operativa la collaborazione fra i vari nodi della rete delle cure palliative a livello locale. Grazie all’attività della nostra Coordinatrice delle professioni sanitarie Gessica Mazzucco, alla collaborazione delle sue colleghe dei vari hospice coinvolti e alla disponibilità del dottor Veronese si è quindi dato inizio al progetto formativo che ha visto la conclusione della prima parte il 15 giugno, nei prossimi mesi presso le strutture interessate si svolgerà il lavoro sul campo e fra 4 6 mesi ci si ritroverà insieme per valutare gli esiti e le difficoltà di questo lavoro. Solo dopo questa fase di formazione verrà presa la decisione sulla adottabilità e funzionalità dello strumento per i vari e diversi contesti di cura. In attesa dell’esito del percorso di formazione del personale la posizione espressa dal comitato scientifico è di suggerire l’utilizzo combinato dei due metodi di rilevazione (medicina narrativa e IPOS) che utilizzati in parallelo dovrebbero permetterci di esplorare un orizzonte più ampio e completo della percezione della qualità dell’assistenza ricevuta.

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Premio Ada Magda Vergine. Premiata la tesi “Cure palliative: una complessità di cura sottovalutata. Caratteristiche cliniche e funzionali delle persone ricoverate in hospice” della dottoressa Lidia Perini

Si pubblica di seguito l’abstract della tesi “Cure palliative: una complessità di cura sottovalutata. Caratteristiche cliniche e funzionali delle persone ricoverate in hospice” della dottoressa Lidia Perini”

Le cure palliative prevedono una presa in carico multidisciplinare della persona malata e della sua famiglia, indirizzata a pazienti con e senza neoplasia. Il setting dell’hospice è poco esplorato ed oggetto di preconcetti. Gli obiettivi di questo lavoro sono stati far emergere la complessità di cura di cui hanno bisogno i pazienti da cure palliative ed oggettivizzare l’attività svolta in pratica clinica all’interno dell’Hospice Cascina Brandezzata di Milano, dove sono state analizzate le cartelle cliniche di 114 pazienti (61♂;53♀) dimessi o deceduti dal 1/01 al 31/05/2021.
Dai risultati è emersa un’età media di 77 anni ± 14 (minima di 31; massima di 105). Il 22,8% dei pazienti proveniva dal Pronto Soccorso. L’11,6% dei pazienti è giunto in hospice in coma e il 17,9% in stato soporoso, impedendone un’adeguata presa in carico. Quasi il 30% dei pazienti non presentava nessuna consapevolezza circa la propria condizione; il 43% era consapevole solo di diagnosi, ma non di prognosi e terminalità. La durata della degenza non è risultata correlata all’età al modello di Spearman (r=0,014; p=0,879). All’ingresso in hospice in media è stato tolto ai pazienti un farmaco (–0,92 ± 3,04), con sospensione della terapia antibiotica nel 32,3% dei casi in cui era stata prescritta. Solo il 4,4% dei pazienti è stato sedato. Il 67,7% dei ricoveri si è realizzato per necessità; l’esigibilità del consenso si è dimostrata associata con l’età (OR=0,962; p=0,010), con la presenza di neoplasia (OR=16,072; p=0,011) e con lo stato funzionale del paziente (OR=1,123; p=0,001). I pazienti oncologici erano più giovani (età media 73 vs 85; p<0,001), meno compromessi (KPS 25 vs 17; p<0,001) e con degenze mediamente più lunghe (14,6 gg vs 10,4 gg; p=0,260). Ciò e quanto emerso circa il consenso suggeriscono una presa in carico più precoce rispetto ai pazienti non oncologici (30,4% del totale). Il sintomo “dolore” non differisce significativamente all’ingresso in hospice, ma i pazienti non oncologici nel setting precedente venivano trattati con oppioidi forti in percentuali inferiori in modo statisticamente significativo (23,5% vs 46,8%; p=0,021); tale differenza scompare all’arrivo in hospice (38,2% vs 46,2%; p=0,437).
In conclusione, la popolazione afferente al servizio di cure palliative dell’hospice è eterogenea per età, durata della degenza e condizioni cliniche. È auspicabile che il servizio di cure palliative sia attivato più precocemente nella storia di malattia dei pazienti, così da permettere loro maggior consapevolezza e l’esigibilità del consenso al ricovero. I pazienti da cure palliative presentano bisogni di cura specifici, tali da rendere sproporzionate terapie invece indicate in altri contesti. Per i pazienti non oncologici è emerso un sotto-trattamento del dolore ed un arrivo più tardivo in hospice, che, a causa del ritardo, impedisce anche in questo setting un’appropriata presa in carico. Saranno necessari ulteriori studi su più larga scala per confermare tali risultati.

Trovate la presentazione della tesi esposta al seguente link pdf presentazione tesi dottoressa Perini

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PREMIO FONDAZIONE HOSPICE TRENTINO ONLUS

La Fondazione Hospice Trentino Onlus bandisce un premio per tesi di laurea in infermieristica triennale di  € 1000 conseguita Università degli Studi di Verona – poli di Trento e Bolzano, su argomenti che interessano l’assistenza in cure palliative.

Obiettivo di Fondazione è stimolare la ricerca e promuovere la cultura delle cure palliative rivolte al vasto numero di persone che possono beneficiarne, al loro domicilio o in strutture residenziali, secondo quanto stabilito dalla legge 38/10 che include molti ambiti della cronicità. L’obiettivo del premio è stimolare la ricerca, promuovere la cultura, la riflessione e gli studi sulle problematiche relative alle cure palliative per le persone malate che ne hanno diritto ai sensi della legge 38/2010. L’argomento della tesi deve essere attinente alle terapie del dolore e alla presa in carico attiva e totale dei problemi fisici, psicologici, relazionali, sociali e spirituali della persona malata e il sostegno al suo nucleo familiare.

 Il bando è aperto ai laureati dell’Università di Verona Poli di Trento e Bolzano, le domande dovranno pervenire entro il 31 gennaio 2023 all’indirizzo fondazionehospicetn@pcert.it.

Bando Premio Fondazione Hospice Trentino Onlus 

Domanda di partecipazione al Bando   

 

Per informazioni:

Fondazione Hospice Trentino Onlus: info@fondazionehospicetn.it

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PREMIO ADA MAGDA VERGINE- 2^Edizione

La Fondazione Hospice Trentino onlus, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Trento, della Società Italiana Cure Palliative,  e dell’Ordine degli Infermieri di Trento bandisce la seconda edizione del premio annuale di laurea Ada Magda Vergine di € 1.000 reso possibile dal contributo della famiglia Vergine per onorare la memoria della dott.ssa Ada Magda Vergine già apprezzato medico di famiglia a Trento. L’obiettivo del premio è stimolare la ricerca, promuovere la cultura, la riflessione e gli studi sulle problematiche relative alle cure palliative per le persone malate che ne hanno diritto ai sensi della legge 38/2010. L’argomento della tesi deve essere attinente alle terapie del dolore e alla presa in carico attiva e totale dei problemi fisici, psicologici, relazionali, sociali e spirituali della persona malata e il sostegno al suo nucleo familiare.

Il bando è aperto ai laureati di tutti gli Atenei d’Italia, le domande dovranno pervenire entro il 31 gennaio 2023 all’indirizzo fondazionehospicetn@pcert.it.

Di seguito i documenti scaricabili:

Bando Premio Ada Magda Vergine 2^Edizione 

Domanda di partecipazione al Bando 

 

Per informazioni:

Fondazione Hospice Trentino Onlus: info@fondazionehospicetn.it

 

 

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Valutazione della qualità in cure palliative. Esperienze a confronto

Valutare la qualità della cura in sanità e in particolare la qualità percepita dalle persone coinvolte nelle cure palliative è un tema molto complesso e delicato, perché avviene in un particolare momento di fragilità nella vita sia del paziente sia del caregiver.

In Casa Hospice Cima Verde si è studiato e sperimentato un metodo per la valutazione della qualità delle cure percepita dalle persone che assistono i malati, familiari o caregiver, che in questo seminario si vuole mettere a confronto con altre esperienze di realtà simili. Accanto a questo si sta ricercando uno strumento che coniughi fattibilità, efficacia, rispetto della dignità e sofferenza dei malati per individuare la qualità delle cure e dell’assistenza da loro percepita.

Il seminario si svolgerà in due fasi distinte e complementari.

La prima fase, al mattino, coinvolgerà un numero ristretto di operatori che a vario titolo lavorano in cure palliative e che usano o hanno interesse ad usare strumenti di valutazione della qualità percepita dell’assistenza fornita. Il focus della mattinata sarà incentrato sul metodo e sul confronto tra i partecipanti delle rispettive esperienze.

La seconda fase, nel pomeriggio, si svolgerà il 3 dicembre dalle ore 15 alle ore 18 presso la Sala Vigilianum Via Endrici, 14 – Trento sarà aperta alla popolazione e, in particolare ai caregiver di pazienti ospitati in Casa Hospice Cima Verde ai quali è stato inviato il “Questionario valutazione qualità dell’assistenza in Casa Hospice Cima Verde”. L’obiettivo è quello di restituire i dati aggregati dei questionari compilati, raccogliere dai caregiver che hanno compilato il questionario eventuali osservazioni e suggerimenti e rendere partecipe la collettività del servizio svolto.

Programma del pomeriggio

Iscrizioni entro il 30 novembre a questo link https://forms.gle/af8Wdd7Vu3w3ZYLN9

La informiamo che, nel rispetto della normativa anti_Covid 19, il numero massimo degli iscritti accoglibili sarà di 70 persone, che potranno accedere solo muniti di greenpass.

Tutti coloro che non potranno partecipare di persona avranno la possibilità di vedere la registrazione dell’incontro sul nostro sito www.fondazionehospicetn.it o sulla nostra pagina FB a partire da lunedì 6 dicembre.

La “de-prescrizione” dei farmaci nei pazienti affetti da cancro in stadio avanzato.

La rivista “Pharmacy” pubblica nel numero del mese di agosto 2018 una review sul problema della “de-prescrizione” dei farmaci nei pazienti affetti da cancro in stadio avanzato.

In effetti l’uso continuativo di molti farmaci è un fenomeno crescente più volte segnalato come potenzialmente pericoloso, in particolare in riferimento a pazienti in particolari condizioni di fragilità.

I motivi per cui una terapia complessa viene prescritta ad un determinato paziente possono diventare meno importanti quando diminuisce l’aspettativa di vita, quando si è più esposti ai possibili effetti collaterali ( es. decadimento cognitivo, rischio di cadute, epatotossicità , nefrotossicità, ecc.).

La “de-prescrizione” può essere definita come “un processo sistematico di identificazione e successiva sospensione di farmaci che possono causare rischi superiori ai potenziali benefici nel contesto degli obiettivi assistenziali del paziente, dei suoi livelli funzionali, dell’aspettativa di vita residua”.

Situazione tipica dei pazienti affetti da cancro avanzato.

Ad esempio, i farmaci che prevedono una lunga durata di somministrazione per poter dare possibili benefici, quelli che vengono prescritti allo scopo di prevenire condizioni quali diabete, ipertensione, dislipidemia ecc. possono non avere più vantaggi in questi pazienti mentre è importante mantenere o introdurre farmaci che garantiscano un immediato beneficio sintomatico.

Il problema è di rilevanti dimensioni. Nella review vengono citati alcuni studi, dove si descrive ad esempio  che:

  • In 448 pazienti con una mediana di sopravvivenza di 15 giorni , nel 97% dei casi la somministrazione di statine, nel 50 % dei casi la somministrazione di gastroprotettori, nel 27% dei casi la somministrazione di antipertensivi, nel 100% dei casi la somministrazione di farmaci anti demenza va considerata come futile;
  • I famaci ipolipemizzanti, in particolare le statine, sono quelli maggiormente usati (il 62% dei pazienti con cancro a prognosi grave assume statine e così il 31% dei pazienti neoplastici che muoiono entro 30 giorni) e la probabilità di una loro sospensione non sembra influenzata dalla diagnosi di malattia in fase terminale.

E’ ovvio che il trattamento farmacologico di un paziente dovrebbe essere un processo dinamico da adattare all’evoluzione delle condizioni generali, aggiungendo o sospendendo farmaci in relazione ai bisogni clinici, ma in realtà la sospensione di un farmaco assunto cronicamente sembra essere particolarmente difficile.

Questa sorta di “inezia prescrittiva” che finisce col mantenere in terapia farmaci in modo inappropriato può dipendere dal timore del medico di possibili effetti negativi dovuti alla sospensione, dalla difficoltà di stabilire in modo preciso una prognosi, dal rischio di conflitto con altri specialisti prescrittori, ecc.

Ma anche può dipendere dalla contrarietà dei pazienti o dei caregiver, che possono vivere la sospensione di un farmaco come un abbandono, come una rinuncia alla  possibilità di miglioramento o di guarigione.

L’autore della review suggerisce di seguire un metodo sistematico per affrontare la questione della de-prescrizione, basato sulle seguenti fasi:

  • Fase 0: revisione della situazione clinica del paziente in particolare in relazione al performance status e alla prognosi;
  • Fase 1 : preparazione della lista di tutti i farmaci assunti dal paziente. Va tenuto conto che la non conoscenza da parte del medico di qualche farmaco assunto in modo non “ufficiale” (es fitoterapia, lassativi, ipnotici, ecc) può riguardare fino all’80% dei casi;
  • Fase 2: La scelta della de-prescrizione va concordata con il paziente o il caregiver, spiegando le motivazioni in relazione ad un’analisi del rapporto vantaggi/svantaggi;
  • Fase 3: vanno identificati i farmaci che possono essere sospesi senza causare alcun effetto collaterale ( farmaci che già causano effetti tossici al paziente, che sono assunti per sintomi già risolti, ecc);
  • Fase 4: vanno evidenziati i farmaci la cui assunzione prevede benefici a lungo termine ( tempi superiori alla sopravvivenza stimata del paziente, quali ad es. le statine in prevenzione primaria cardiovascolare);
  • Fase 5: vanno selezionati i farmaci che possono essere de-prescritti ma con cautela perché la loro sospensione può comportare effetti rebound o causare sintomi fastidiosi ( es. beta bloccanti, benzodiazepine, antidepressivi, ecc.);
  • Fase 6 : tutto il processo di de-prescrizione va monitorato con attenzione con un follow up adeguato in relazione alle caratteristiche dei farmaci sospesi.

Per saperne di più:

https://www.mdpi.com/2226-4787/6/3/88

Questo è uno spazio aperto di confronto e dibattito. Gli articoli possono essere proposti per la pubblicazione ma non necessariamente rappresentano la posizione di Fondazione Hospice Trentino Onlus.

Articolo proposto dal dottor Marco Clerici

Aromaterapia: novità dalla letteratura

Aromaterapia: aggiornamento dell’US National Cancer Insitute (NCI)

L’US National Cancer Institute (NCI) pubblica nel mese di giugno 2018 un aggiornamento del suo documento di sintesi sull’utilizzo dell’aromaterapia nei pazienti affetti da cancro.

I documenti di sintesi dell’ NCI (PDQ Cancer Information Summaries) sono una rilevante fonte di informazione per sanitari e pazienti (per ciascun tema viene riportata una versione per pazienti e una per operatori sanitari) in quanto coprono una vastissima gamma di argomenti, vengono costantemente aggiornati e indicano, per ciascuna informazione riportata, l’entità e la qualità delle prove che la sostengono .

Riportiamo in sintesi i contenuti del documento sull’aromaterapia.

INFORMAZIONI PRELIMINARI.

  • L’aromaterapia per i pazienti affetti da cancro è l’uso terapeutico di oli essenziali ( oli volatili) di fiori, piante, erbe principalmente a scopo di trattamento di supporto per migliorare lo stato di benessere.
  • Gli oli essenziali sono sostanze liquide volatili estratte con sistemi che non dovrebbero prevedere l’utilizzo di solventi chimici.
  • L’aromaterapia può essere usata da sola o in associazione ad altri trattamenti complementari (massaggio, agopuntura), per inalazione o per via topica (oli essenziali incorporati in olio vettore). Generalmente non è somministrata per ingestione.
  • La teoria dell’efficacia dell’aromaterapia si basa sull’influenza degli oli essenziali, attraverso il loro legame ai recettori del bulbo olfattivo, sui centri cerebrali legati all’elaborazione delle emozioni, in particolare sul sistema limbico.
  • Gli studi condotti sull’uomo hanno investigato l’aromaterapia prevalentemente per il trattamento dell’ansia e della depressione e per il miglioramento di disturbi collegati alla qualità della vita.
  • L’aromaterapia ha un profilo di complessiva bassa tossicità quando somministrata attraverso inalazione o per via topica con opportuna diluizione.
  • Non esistono studi di valore scientifico sull’aromaterapia come trattamento specifico per trattare alcun tipo di cancro.

STUDI CLINICI

  1. ANSIA E DEPRESSIONE.

Lo studio probabilmente di maggiori dimensioni (103 pazienti affetti da cancro) ha confrontato l’effetto del solo massaggio con olio neutro (gruppo di controllo) con massaggio con olio neutro con aggiunta di olio essenziale di camomilla (gruppo di trattamento). A due settimane dopo il massaggio è stata riscontrata una riduzione significativa del livello di ansia e un generale miglioramento dei sintomi nel gruppo di trattamento rispetto al gruppo di controllo.

Un altro studio, condotto in un centro oncologico inglese, ha coinvolto 58 pazienti in sei sessioni consecutive di aromaterapia. E’ stato osservato un significativo miglioramento nello stato di ansia e di depressione .

  1. QUALITÀ’ DI VITA.

Il documento dell’NCI cita alcuni studi che hanno indagato il possibile effetto dell’aromaterapia sul generale stato di benessere  in pazienti malati di cancro. Viene citato uno studio su 46 pazienti assegnati a caso alle cure standard o alle cure standard con aggiunta di ciclo di massaggi con oli essenziali di lavanda e camomilla. In questo caso non si sono registrate differenze significative tra i due gruppi sia per quanto riguarda lo stato dell’umore che in generale sulla percezione di qualità di vita.

Un altro studio ha indagato su 42 pazienti i possibili effetti del massaggio con oli essenziali confrontato con il semplice massaggio. Anche in questo caso non si sono rilevate differenze significative tra i due gruppi di trattamento.

Il documento dell’NCI cita inoltre un studio che ha investigato, su 60 donne affette da cancro alla mammella, l’effetto dell’inalazione di oli essenziali a base di zenzero nell’alleviare la nausea o il vomito indotti da chemioterapia. L’inalazione di oli essenziali è risultata associata ad una lieve riduzione della nausea nella fase acuta ma non del vomito o della nausea prolungata.

Per saperne di più:

  1. Documento per sanitari

https://www.cancer.gov/about-cancer/treatment/cam/hp/aromatherapy-pdq

  1. Documento per pazienti

www.cancer.gov/about-cancer/treatment/cam/patient/aromatherapy-pdq

Questo è uno spazio aperto di confronto e dibattito. Gli articoli possono essere proposti per la pubblicazione ma non necessariamente rappresentano la posizione di Fondazione Hospice Trentino Onlus.

Articolo proposto dal dottor Marco Clerici