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Premio Ada Magda Vergine. Premiata la tesi “Cure palliative: una complessità di cura sottovalutata. Caratteristiche cliniche e funzionali delle persone ricoverate in hospice” della dottoressa Lidia Perini

Si pubblica di seguito l’abstract della tesi “Cure palliative: una complessità di cura sottovalutata. Caratteristiche cliniche e funzionali delle persone ricoverate in hospice” della dottoressa Lidia Perini”

Le cure palliative prevedono una presa in carico multidisciplinare della persona malata e della sua famiglia, indirizzata a pazienti con e senza neoplasia. Il setting dell’hospice è poco esplorato ed oggetto di preconcetti. Gli obiettivi di questo lavoro sono stati far emergere la complessità di cura di cui hanno bisogno i pazienti da cure palliative ed oggettivizzare l’attività svolta in pratica clinica all’interno dell’Hospice Cascina Brandezzata di Milano, dove sono state analizzate le cartelle cliniche di 114 pazienti (61♂;53♀) dimessi o deceduti dal 1/01 al 31/05/2021.
Dai risultati è emersa un’età media di 77 anni ± 14 (minima di 31; massima di 105). Il 22,8% dei pazienti proveniva dal Pronto Soccorso. L’11,6% dei pazienti è giunto in hospice in coma e il 17,9% in stato soporoso, impedendone un’adeguata presa in carico. Quasi il 30% dei pazienti non presentava nessuna consapevolezza circa la propria condizione; il 43% era consapevole solo di diagnosi, ma non di prognosi e terminalità. La durata della degenza non è risultata correlata all’età al modello di Spearman (r=0,014; p=0,879). All’ingresso in hospice in media è stato tolto ai pazienti un farmaco (–0,92 ± 3,04), con sospensione della terapia antibiotica nel 32,3% dei casi in cui era stata prescritta. Solo il 4,4% dei pazienti è stato sedato. Il 67,7% dei ricoveri si è realizzato per necessità; l’esigibilità del consenso si è dimostrata associata con l’età (OR=0,962; p=0,010), con la presenza di neoplasia (OR=16,072; p=0,011) e con lo stato funzionale del paziente (OR=1,123; p=0,001). I pazienti oncologici erano più giovani (età media 73 vs 85; p<0,001), meno compromessi (KPS 25 vs 17; p<0,001) e con degenze mediamente più lunghe (14,6 gg vs 10,4 gg; p=0,260). Ciò e quanto emerso circa il consenso suggeriscono una presa in carico più precoce rispetto ai pazienti non oncologici (30,4% del totale). Il sintomo “dolore” non differisce significativamente all’ingresso in hospice, ma i pazienti non oncologici nel setting precedente venivano trattati con oppioidi forti in percentuali inferiori in modo statisticamente significativo (23,5% vs 46,8%; p=0,021); tale differenza scompare all’arrivo in hospice (38,2% vs 46,2%; p=0,437).
In conclusione, la popolazione afferente al servizio di cure palliative dell’hospice è eterogenea per età, durata della degenza e condizioni cliniche. È auspicabile che il servizio di cure palliative sia attivato più precocemente nella storia di malattia dei pazienti, così da permettere loro maggior consapevolezza e l’esigibilità del consenso al ricovero. I pazienti da cure palliative presentano bisogni di cura specifici, tali da rendere sproporzionate terapie invece indicate in altri contesti. Per i pazienti non oncologici è emerso un sotto-trattamento del dolore ed un arrivo più tardivo in hospice, che, a causa del ritardo, impedisce anche in questo setting un’appropriata presa in carico. Saranno necessari ulteriori studi su più larga scala per confermare tali risultati.

Trovate la presentazione della tesi esposta al seguente link pdf presentazione tesi dottoressa Perini

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